Il giacimento di stoccaggio di Cortemaggiore
Il giacimento di stoccaggio di Cortemaggiore, collocato ad una profondità media di 1400-1500 m, è costituito da un sistema geologico in grado di assicurare l'intrappolamento del gas.
L’attività svolta a Cortemaggiore, così come nelle concessioni di stoccaggio in Italia, si basa sull’utilizzo, o meglio sul riutilizzo, di giacimenti a gas depletati, ossia sfruttati e “svuotati”, a seguito della fase di coltivazione o produzione primaria, del loro contenuto originario di idrocarburi accumulatisi nel sottosuolo nel corso del tempo geologico. Questi giacimenti sono stati oggetto di valutazioni tecniche per verificarne l’idoneità alla conversione all’attività di stoccaggio, attraverso test di iniettività, accurati studi geologici e di modellizzazione dinamica. Ciò ha consentito di stabilire la capacità volumetrica di stoccaggio dei giacimenti, per non pregiudicarne le caratteristiche minerarie e per fornire, grazie alla compressibilità di questo “cuscino”, l’energia richiesta per l’erogazione periodica del gas, e i volumi che invece si possono reintegrare attraverso il ciclo produttivo annuale (“working gas”).
I giacimenti di stoccaggio, collocati ad una profondità media di 1.000-1.700 m, sono costituiti da un sistema geologico in grado di assicurare l’intrappolamento del gas, in virtù delle caratteristiche delle rocce che lo compongono e della propizia conformazione degli strati del sottosuolo. Grazie a una serie concomitante di circostanze favorevoli, determinate dall’evoluzione geologica di questo settore della Pianura Padana nel corso degli ultimi dieci milioni di anni, si sono infatti realizzate tutte le condizioni imprescindibili per ospitare preziose riserve di gas, dapprima quelle naturali, frutto di lunghi e complessi processi geologici, ora quelle stoccate temporaneamente nell’ ambito di un processo ciclico di natura industriale e commerciale.
- Dal punto di vista geologico il giacimento comprende inferiormente una roccia-serbatoio (“reservoir”), costituita da sabbie e ghiaie con elevate porosità e permeabilità, e atta pertanto a ospitare il gas all’interno di piccoli pori intercomunicanti.
- Questi livelli sabbiosi e ghiaiosi, il cui spessore può variare dalle decine a qualche centinaio di metri, sono uniformemente ricoperti da sedimenti argillosi impermeabili al passaggio dei fluidi, noti in letteratura con il termine di “Argille del Santerno” e perforati in moltissimi pozzi della Pianura Padana. I litotipi argillosi sono quelli meglio predisposti ad agire in sottosuolo come efficace formazione di copertura del giacimento (“cap-rock”) e sono pertanto in grado di inibire completamente, grazie anche al loro elevato spessore (nell’ordine di alcune centinaia di metri), l’eventuale risalita degli idrocarburi dal reservoir verso i livelli più superficiali.
- L’ulteriore tassello per la genesi dei giacimenti è legato a fattori di natura tettonica, cioè alla deformazione subita dagli strati ad opera di fenomeni che hanno agito in profondità nel sottosuolo padano e che hanno generato una cosiddetta “trappola strutturale”, ossia una struttura geologica con conformazione “a cupola” che ha assicurato una perfetta chiusura del giacimento anche in direzione laterale.
- Oltre a questi requisiti geologici, i giacimenti possiedono anche caratteristiche tali da soddisfare i vincoli tecnici imposti da specifici provvedimenti legislativi che disciplinano le operazioni di stoccaggio del gas naturale in sottosuolo, e che impongono la verifica di particolari condizioni per valutarne l’idoneità e l’efficienza operativa per questa attività. Gli approfonditi studi geologici e dinamici condotti sul giacimento e periodicamente aggiornati dimostrano la sussistenza dei requisiti previsti per il corretto esercizio dello stoccaggio del gas nei livelli-serbatoi, da decine di anni.
Nello specifico, il giacimento di Cortemaggiore è associato ad una trappola mista in cui interagiscono fattori di tipo stratigrafico e strutturale; essa è costituita da un’anticlinale nord-vergente con culmine e fianco meridionale interessati da faglie normali. La genesi della struttura di Cortemaggiore è da ricondurre alle fasi deformative appenniniche tardo-mioceniche.
L’intervallo stratigrafico di interesse minerario si è deposto durante il Messiniano (Miocene Superiore, 6-7 milioni di anni fa) ed è composto da due livelli prevalentemente sabbiosi, il Pool A (di spessore pluri-decametrico) e il Pool C (di spessore decametrico), ascritti alla Formazione Sabbie di Cortemaggiore. Tali depositi, rinvenuti a profondità di 1400-1500 m, sono interpretati come il prodotto di sedimentazione in ambiente di piattaforma (Pool C) passanti verso l’altro a depositi di ambiente fluvio-deltizio (Pool A).
La chiusura idraulica e mineraria del Pool A avviene per pendenza strutturale in tutte le direzioni. La chiusura del Pool C avviene per pendenza strutturale tranne nella zona orientale in cui si osserva l’assottigliamento e l’argillificazione del reservoir al di sopra di un alto strutturale.
La copertura del Pool C è costituita da un livello di argille e argille marnose della stessa Formazione delle Sabbie di Cortemaggiore, continuo a scala del campo con spessori di ordine da metrico a decametrico, che garantisce la separazione fisica ed idraulica rispetto al sovrastante Pool A. La copertura del Pool A è invece costituita dai depositi argillosi (Argille del Santerno) che presentano spessori nell’ordine di 200-300 m; tali depositi presentano una notevole continuità laterale a livello regionale, e sono dotati di caratteristiche di impermeabilità che garantiscono un efficace isolamento rispetto ai livelli porosi più superficiali.
Lo stoccaggio viene attualmente realizzato nel Pool C, adibito a tale attività fin dal 1964.
15 dicembre 2023 - 14:02 CET