Indirizzi e linee guida per i monitoraggi
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha istituito un apposito gruppo di lavoro incaricato di redigere un documento tecnico per l’attuazione dei monitoraggi secondo criteri scientifici standardizzati.
A seguito dei terremoti verificatisi nel maggio 2012 in Emilia-Romagna, il Presidente della Regione, in qualità di Commissario delegato, ha istituito con apposita ordinanza del 16 novembre 2012 una commissione (ICHESE - International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region) composta da esperti a livello internazionale incaricata di verificare, sulla base della documentazione tecnica disponibile, l’esistenza di eventuali relazioni tra la sismicità e le attività minerarie di sottosuolo (coltivazione di idrocarburi, stoccaggio del gas, geotermia).
Fra le raccomandazioni contenute nel rapporto finale (27 febbraio 2014) si evidenzia la seguente indicazione: “Le attività di sfruttamento di idrocarburi e dell’energia geotermica, sia in atto che di nuova programmazione, devono essere accompagnate da reti di monitoraggio ad alta tecnologia finalizzate a seguire l’evoluzione nel tempo dei tre aspetti fondamentali: l’attività microsismica, le deformazioni del suolo e la pressione di poro”.
In riferimento a tali raccomandazioni il Ministero dello Sviluppo Economico ha istituito un apposito gruppo di lavoro incaricato di redigere un documento tecnico per l’attuazione dei monitoraggi secondo criteri scientifici standardizzati, con le seguenti finalità:
- rilevare variazioni nei parametri monitorati;
- evidenziare la loro eventuale correlazione con le attività antropiche;
- intraprendere le azioni necessarie per scongiurare qualsiasi effetto di sismicità indotta.
La pubblicazione sul sito internet del MiSE nel novembre 2014 del documento tecnico “Indirizzi e Linee-guida per i monitoraggi” (ILG) fornisce una serie di criteri e di indicazioni sulle modalità con cui eseguire le tre tipologie di monitoraggio indicate dalla Commissione ICHESE.
Stogit, nell'ottica di recepire i contenuti tecnici degli ILG, ha sottoscritto volontariamente in data 5 maggio 2016 un accordo con il Ministero dello Sviluppo Economico e con la Regione Emilia-Romagna, attraverso la stesura di un Protocollo Operativo per la sperimentazione delle attività di monitoraggio dei giacimenti nella Concessione di Minerbio.
Il progetto-pilota ha preso in considerazione le tre tipologie di monitoraggio oggetto degli ILG (monitoraggio microsismico, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro), per la verifica delle condizioni di sicurezza delle attività minerarie di sottosuolo.
La sperimentazione, formalmente iniziata in data 11 Luglio 2016 e conclusasi nel mese di Luglio 2019, è stata finalizzata a verificare, sulla base di dati oggettivi, le modalità di applicazione degli ILG e ad approfondire dal punto di vista tecnico-scientifico, attraverso reti di monitoraggio ad alta tecnologia, l'esistenza di eventuali correlazioni tra attività di stoccaggio ed eventi microsismici o di deformazione del suolo.
L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) è stato individuato dal Ministero quale "Struttura Preposta al Monitoraggio" (SPM), soggetto cui sono state affidate la verifica e la valutazione tecnico-scientifica dei dati trasmessi da Stogit per l'intera durata delle attività di sperimentazione, riferiti sia al passato che all'acquisizione in tempo reale.
Si evidenzia che il giacimento di stoccaggio di Minerbio è in esercizio dal 1975 e che nell’area è attiva ininterrottamente dal 1979 una rete di monitoraggio microsismico di proprietà Stogit, recentemente potenziata, che in questo arco di tempo non ha registrato alcun evento microsismico localizzato in corrispondenza del giacimento.
Maggiori dettagli possono essere trovati sul sito del Ministero dello sviluppo economico nel quale sono illustrati i principali contenuti delle linee-guida ministeriali per le modalità di conduzione dei monitoraggi, sono fornite indicazioni sui progetti-pilota individuati per la loro sperimentazione (fra cui anche Minerbio) ed è presentato un quadro aggiornato delle reti di monitoraggio esistenti per il controllo della microsismicità e delle deformazioni del suolo.
L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) è stato identificato dal MiSE quale "Struttura Preposta al Monitoraggio" (SPM), soggetto cui sono state affidate la verifica e la valutazione tecnica dei dati trasmessi da Stogit. La SPM, in riferimento ai monitoraggi eseguiti da Stogit durante la sperimentazione, ha:
- espresso parere tecnico favorevole in merito ai dati forniti dal Concessionario, attestandone la conformità alle indicazioni contenute negli ILG ed a quanto sottoscritto nel "Protocollo Operativo", ritenendoli pertanto esaustivi ai fini della loro corretta valutazione scientifica;
- valutato positivamente la rete microsismica di superficie implementata da Stogit con 4 nuove stazioni, evidenziandone la coerenza con i criteri definiti dagli ILG in termini di numero e posizionamento delle stazioni;
- verificato che l'analisi dei dati e degli eventi registrati da Stogit dal 1979 ad oggi mostra una buona coerenza nell'interpretazione con quanto registrato dalla rete sismica nazionale gestita da INGV, senza evidenziare alcun evento microsismico riconducibile all'attività di stoccaggio.
Per tutti i monitoraggi, è stata dimostrata la coerenza dei risultati ottenuti da Stogit, con i risultati ottenuti dall'SPM, senza riscontrare alcuna anomalia.
In occasione delle indagini della Commissione ICHESE sulle cause del sisma del 2012 in Emilia, Stogit trasmise al Ministero dello Sviluppo economico tutti i dati relativi al sito di stoccaggio gas di Minerbio, inclusi quelli relativi alla sperimentazione della gestione del giacimento in sovrappressione, svolta nel 2011.
La società ha reso disponibili alla Commissione – per mezzo del Ministero – non solo tutte le informazioni richieste, cioè i dati “grezzi”, bensì, in un’ottica di massima trasparenza, anche varie interpretazioni degli stessi. Quest’ampia gamma di informazioni consentiva a dei tecnici di calcolare con una semplice somma la cumulata dei volumi di gas iniettati e le pressioni raggiunte per ogni periodo di interesse, incluso quello della sperimentazione in sovrappressione.
Inoltre, la reportistica inerente il monitoraggio microsismico e dei movimenti del suolo rendeva immediatamente visibile a livello grafico il periodo relativo alla sperimentazione, evidenziando chiaramente l’assenza di qualsiasi correlazione tra l’aumento della pressione del gas stoccato nel giacimento e la generazione di fenomeni microsismici indotti.
Gli studi (modellizzazioni) eseguiti da università italiane di primaria importanza hanno evidenziato che le variazioni dello stato tensionale correlate all’esercizio a pressione maggiorata fino al 20% restano confinate nell’intorno del giacimento e le deformazioni rimangono nel campo elastico. Tale attività, peraltro nella fattispecie limitata al 7%, non può quindi aver influito in alcun modo sulla riattivazione di una struttura appenninica ubicata a decine di chilometri di distanza (per la precisione 35 km). Inoltre, il campo di Minerbio è collocato a una profondità di circa 1,5 km, ben inferiore rispetto agli oltre 9 km dell’ipocentro del sisma.
Nell’ambito dell’indagine, il giacimento di Minerbio, come ricordato dalla stessa Commissione nel suo rapporto conclusivo, è stato preso in esame solo “per motivi di diligenza e per garantire un approccio cautelativo”.
Di seguito la nota di dettaglio e i relativi allegati.
22 dicembre 2022 - 17:58 CET